Pagina:Deledda - Il vecchio della montagna, 1920.djvu/157

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lontano picchio d’accetta risuonava nel fitto della foresta. Basilio rispondeva a quelle voci e a quei suoni emettendo grida selvaggie che echeggiavano nelle lontananze come ripercosse dal granito. Altre grida rispondevano, ed egli continuava nella sua corsa, balzando e nitrendo come un puledro. Nella tasca di cuoio che gli pendeva dalle spalle gorgogliava un po’ di latte spremuto da alcune capre sgravatesi già di capretti magri e rachitici. Nella corsa l’aria fredda investiva Basilio e gli faceva calar dal naso un umore salato che egli si puliva ogni tanto con la mano.

Giunse a Nuoro che imbruniva: rientravano di campagna pastori e contadini; questi ultimi, con la lor giacca di cuoio, il volto aquilino e terreo, col pungolo sulla spalla, preceduti da piccoli buoi rossi o neri trascinanti l’antico aratro sardo, ricordavano gli agricoltori egizii.

Basilio passò di corsa, senza guardare nè salutar nessuno. Giunto nel cortile di zia Bisaccia vide la porta illuminata dal fuoco, e sentì voci aspre e fiere: era la padrona che copriva d’improperi il marito tornato dall’ovile dopo tre mesi d’assenza per passare almeno il santo Na-