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pensando già al modo di ritornar al più presto ad un nuovo convegno.
Rientrò nella cucina di zio Bakis prima che i giovanotti fossero tornati dalla messa. Gli agnelli erano cotti e la lor crosta rossa e screpolata luceva di grasso, alla tenue luce del fuoco ridotto in brage. L’ubbriaco dormiva sempre, e nella calda penombra, tra i fumi dell’arrosto l’ometto vigilava un po’ ansioso sembrandogli di sentir rumori nell’interno della casa.
— E gli altri? — chiese sottovoce a Basilio.
— Chi, gli altri?
— I miei figli e i compagni.
— Ah!
— Dove hai la testa, ragazzotto? Non sei stato a messa?
— Sì.... sì.... ma poi li ho perduti di vista.
— Mi sembra che tu abbi sonno.
— Sonno? Sì, forse ho sonno.
— Forse! E còricati allora!
Basilio aveva bisogno di trovarsi solo, di raccogliersi, di ricordare e rivivere nell’ebbrezza dell’ora trascorsa.
— Pigliati quel sacco, — disse zio Bakis, — e dormi se vuoi dormire.