Pagina:Deledda - Il vecchio della montagna, 1920.djvu/219

Da Wikisource.

— 205 —

chio della Dea della notte e della solitudine.

I pastori dormivano entro la grotta, coi piedi rivolti al fuoco: accovacciati nell’ombra, il gatto e la lepre parevano donnole addomesticate e completavano così il quadro preistorico. Ma il sonno di Basilio s’era fatto lieve e inquieto. Ad ogni piccolo rumore sollevava la testa, e ascoltava con gli occhi chiusi. Talvolta s’alzava, usciva fuori e percorreva i dintorni, fermandosi ogni tanto col viso eretto alla luna. L’alta persona snella, il bel capo ricciuto e il profilo greco, circondati come da un’aureola vaporosa sullo sfondo lunare, potevan ricordare il giovine Endimione sul ciglione della selva, in attesa dell’amante sublime.

E Basilio, spiando le spiacevoli sorprese che la notte poteva apportare, pensava alla sua Diana; e se non l’attendeva tra i freddi vapori della montagna, sentiva però un continuo delirio d’attesa. Invece di calmarsi col tempo e con la sicurezza del conseguimento, il suo amore diventava spasimo. Volesse o no il padrone, egli scendeva quasi ogni giorno a Nuoro e cercava Paska e le andava