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soli avrebbe afferrato Paska, e invece di percuoterla l’avrebbe baciata e morsa come la volpe affamata morsica l’agnello.... Ma il padroncino di Paska era là, con le manine in tasca, che lo guardava ogni tanto con uno sguardo fisso e diffidente.
— È il figlio del tuo padrone, questo?
— Sì, — ella rispose, e rise, sfidando coraggiosamente lo sguardo che la divorava.
— Perchè ridi?
— Perchè ne ho voglia.
— Bellino, — domandò Melchiorre, rivolto al bimbo, — è vero che questa donna qui ti fa da cavallo, e che tu la frusti per far piacere a tuo padre?
— Non è vero! — rispose l’esile vocina.
Paska balzò in piedi, offesa.
— Non son venuta per ascoltar insulti. Me ne vado.... Andiamo, Efes....
Per fortuna rientrò zia Bisaccia: fermò Paska sulla porta, e dopo aver accarezzato rudemente il bimbo, prese una lucerna d’ottone tutta pesta, si curvò sul focolare, con le dita sparpagliò il lucignolo e lo immerse nella fiamma. L’olio gocciolò sul fuoco e il lucignolo s’accese.
— Bimbo, vieni, — disse zia Bisaccia,