Pagina:Deledda - Il vecchio della montagna, 1920.djvu/336

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Colomba (trasalisce ancora). Hai sentito rumore nel cortile? (Ascoltando).

Jorgj. Oh, è il vento.

Colomba (calmandosi). È vero, sì, ti ho fatto venire io. Sono io la pecora verminosa. Ogni giorno, ogni momento, dico a me stessa: «È tempo di finirla: oramai non sono più la bimba che non capisce. È tempo, è tempo!» Ma mi pare di dover morire al solo pensiero di non più rivederti; e quando si avvicina l’ora del convegno tremo come una foglia. Che accadrà di noi? Che accadrà di noi, Jorgj, cuore mio? (gli appoggia la testa sul petto e piange).

Jorgj. Fuggiamo: andiamocene lontani, in un paese dove nessuno ci conosca. Lavoreremo e saremo felici. Non piangere, Colomba. Dimmi, che cosa dici? Colomba? (Le solleva il viso e la guarda, accarezzandola dolcemente).

Colomba (impulsiva). Sì, andiamocene via! Non ne posso più anch’io! Portami via, Jorgj! Come i tuoi occhi son belli! Io ti voglio bene come una pazza: per te darei la vita! Quando penso a te mi viene la febbre: la notte non posso dormire! Guai se altra donna oserà