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aveva chiamato il cagnolino, — finiscila con quel ramo, e buttalo sul fuoco.
Ma il bambino continuò a correre, e per giunta il cagnolino andò dietro al ramo abbaiando.
— Che polvere! — si lamentò una signorina.
— Efisiooo! Leoneee! — La voce nasale s’alzò così minacciosa che il cagnolino scappò e il bimbo cessò di correre.
I monelli appollaiati sui rami cominciarono a fischiare e a sputare dall’alto.
— Figli d’un capricorno, finitela! — gridò il suonatore di flauto, che sentiva qualche cosa d’umido sul collo.
— Finiscila tu, corno di capra!...
Tutti ricominciarono a ridere e la signora che sonnecchiava si svegliò.
— Efisio, getta quel ramo sul fuoco!
Il bimbo obbedì: la fiamma s’abbassò, divampando poscia più alta e più crepitante. Insultati e presi di mira con pietruzze dal basso, i monelli fischiavano e sputavano con maggior violenza.
Le paesane gridavano vituperi e imprecavano, col viso rivolto in su.
— Al diavolo che vi ha mandato là sopra! Vuoi finirla, mendicante?