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d’elce, di cui brucava le fronde selvagge, risuonava nel silenzio della china.

— Hai ritrovato la tua lepre? — gridò Melchiorre.

— No.

— Vuol dire dunque che te l’hanno rubata?

— Non lo so.

— Ah, non lo sai! Ma lo so io, volpe di nido, e so che questa mattina hai lasciato le capre sole. Dove sei stato? Parla e di’ la verità, altrimenti te la faccio uscir di corpo assieme con l’anima.

— Ma, zio Melchiorre, io non sono andato in nessun posto, che possiate vedermi con questi occhi fuori....

— Chi allora è venuto qui, chi? Voglio saperlo. Subito! I signori del Monte forse?

— Nessuno, zio Melchiorre, nessuno, sull’anima mia, che non mi rivediate più!

— Scimmiotto mal nato, — gridò allora Melchiorre lanciandoglisi sopra, — ti dò io le bugie e le imprecazioni e i giuramenti! E questa rosa chi l’ha messa qui, chi l’ha messa? La vedi o non la vedi, viso di forca?

Gli sbattè sul volto la rosa, e gli tirò forte le orecchie, scuotendolo violente-

     Deledda. Il vecchio della montagna. 6