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A volte credeva ch’ella gli avesse fatto una malia. Quella medaglietta che s’era ritrovato al collo, quel diabolico piccolo San Francesco così diverso dalla tradizione, che doveva essere un santo lussurioso e protervo, lo aveva risanato dalla sua ferita per aprirgliene un’altra ben più insanabile.
E di giorno in giorno il suo male cresceva: il desiderio gli gonfiava le labbra, gli spalancava le narici come al puledro in amore: allora mordeva la scorza del sovero come il bambino a cui devono spuntare i denti morde il suo anello d’osso; e batteva e divideva le bestie che si accoppiavano.
Ma non era solo uno spasimo fisico; era anche un anelito dell’anima solitaria che cercava la sua compagna. Una notte di grande luna lo svegliò una voce che gli parve venisse dal fiume; era fresca, liquida, modulata come il