Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/102

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preoccupazione che dà una tinta ambigua alla mia curiosità finora innocente, — infatti io non l’ho mai veduta: forse, anche, perché non passo quasi mai davanti alla casa parrocchiale. Ma, insomma, in che consisterebbe il suo comodo? Nel far l’amore?

— L’ha proprio indovinata. L’amore, sì: e questo, forse, il santone non glielo impedirebbe, se lei lo facesse di giorno e onestamente, con uno che potesse sposarla: anzi lui, lo zio, ne sarebbe contento: ma è che la ragazza riceve, di notte, gli uomini che non la vogliono sposare.

Corrucciato, domando:

— Gli uomini? Ma quanti?

— Eh, non tutti in una volta, speriamo, — risponde Paolone, conciliante, — uno un mese, uno un altro mese: oh, ripeto, io non so nulla che non ho veduto nulla: è la gente, che chiacchiera: le donne vengono qui già a lavare i panni; mia moglie ascolta i loro discorsi e allora, quando stiamo soli, e non si ha altro da dire, chiacchiera pure lei; sebbene io le dica: va là, sta zitta, moglie, e ficcati nei fatti tuoi. E altrettanto adesso vossignoria dovrebbe dire a me. Eh, eh!

Il suo risolino di beffa era contro sé stesso, ma anche dedicato a me: poi ci bevette sopra, e schizzò sul fuoco il fondo del bicchiere, come