Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/122

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razioni cittadine. Lui, il marito, un attore cinematografico a spasso, lei una donna in apparenza fina ed elegante, che si arrangiava, come suol dirsi, in tutti i modi: quello di affittare qualche camera era uno dei tanti. Ma i locali erano puliti, la casa abbastanza centrale. Io non amo i così detti quartieri nuovi: hanno tutti gli inconvenienti della città e in pari tempo del villaggio.

— Eppure...

Mi tornò nitido in mente il tuo palazzo con la sua bella strada davanti, il giardino di fronte, la chiesetta nello sfondo, sì, ancora campestre, ma tanto gentile e riposante. Seguendo il filo misterioso delle mie idee domando ad Antioco se, a Roma, ha qualche conoscenza.

— Oh, no. Avrei un parente. Curioso. — Rise, sporgendo in avanti il petto e gonfiando le guancie. — È un gobbo: un pensionato dell’Intendenza di finanza, uomo piacevolissimo, di una certa cultura: la moglie è una specie di gigantessa; e lui ci tiene, a farsi vedere con lei; forme di degenerazione, forse. A lui, appunto, ho scritto perché mi trovi una camera decente. Più volte egli ha insistito perché vada da lui; non gratis, naturalmente, anche perché è avarissimo; ma non mi piace la moglie; è troppo buona, come tutte le donne grosse e forti; e la sua dolcezza slavata accresce il peso dei suoi no-