Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/21

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– Digli che torni, allora.

Ma Pierina sta lì, sorniona, sorridente, incoraggiante: tanto che la padrona si aggiusta istintivamente i capelli, mormorando:

– Beh, tanto quello torna lo stesso. Fallo entrare nel salottino e tu torna qui e non far chiasso.

– Bene, bene, – dice a sé stessa Pierina. Tutto le andava bene, quel giorno, tutto a seconda del suo spirito turbolento e avventuroso e sopra tutto quella visita ambigua, a quell’ora, del giovane signor Conte Ingegnere Franco Franci, che, sebbene da poco sposato con una bella e ricca signorina, visitava spesso, con scuse di affari, la melanconica e magra signora Noemi.

E appena questa fu uscita dalla cucina, ella cominciò a scimmiottarla con allegra abilità: «Che vuole? Digli che sono uscita. E digli che torni. Che vuole?» – «Lo domanda a me? Oh, sì, lo so ben io, quello che vuole; ma lo sa pure lei».

Cercò di andare a origliare; ma la padrona aveva chiuso a chiave la vetrata centrale del corridoio, ed anche gli usci di comunicazione fra lo studio e la sala e la sala e il corridoio. Come, del resto, faceva sempre, quando non voleva essere spiata.