Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/229

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tro l’osteria suburbana: e con le guance e le labbra e tutta la persona che sente già il calore dell’esuberante autista.


La signora, invece, andò a coricarsi. Faceva già un po’ di caldo, e non era dannoso, in quelle giornate interminabili, fare una parentesi fra le ore confortevoli del mattino e quelle melanconiche del tramonto: il tramonto che, specialmente in primavera, si divora tutta la baldanza e le illusorie speranze della prima parte della giornata. Il vento di ponente porta già la nostalgia dei mari, dei grandi spazi, delle campagne fresche, e pare inviti, con insidia maliziosa, i cittadini già fiacchi e nervosi, ad abbandonare i loro rifugi polverosi già invasi dal caldo, dagli insetti, dai cattivi odori. Specialmente la domenica è triste, nel pomeriggio, per chi rimane in casa: per questo, le serve, i loro padroni, più servi ancora, con la moglie stanca e i bambini anemici e tuttavia turbolenti, gli operai, gli studenti poveri, escono dalle loro case, vanno nelle osterie fuori porta, o, potendolo, al più vicino scalo di mare, illudendosi di cambiare vita.

Anche la signora Noemi, nel fruscìo del vento fra gli alberi del giardino di fronte, sentiva