Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/293

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della pieve; poi me ne andrò anch’io per il mondo, in cerca di sussistenza.

Dico anch’io perché una nuova notizia è arrivata, e non meno, anzi forse più emozionante delle altre. La porta padre Leone: siamo riuniti nella cucina del parroco, dove Agar s’è da qualche tempo decisa a mettere un po’ d’ordine e a far pulizia: anche perché vede che è il mio rifugio preferito e più volte le ho espresso il mio gusto di vedere sulle pareti il luccicore dei vecchi recipienti di rame e sulla cappa del camino quello delle caffettiere e dei bricchi: fa già un po’ di freddo, le sere sono corte, fuori nell’orto, sotto il rosseggiare cupo dell’orizzonte, c’è già un umidore e un giallore invernale.

Nel camino arde il fuoco, e ne scaturisce un odore di castagne arrostite: poiché Agar, nonostante tutti i suoi guai e le sue tragiche desolazioni, si diverte ancora a cuocere le castagne sotto la cenere, e quando una ne scoppia d’improvviso, ride come una bambina.

No, la vita non è sempre grigia, e il tempo aggiusta le cose che sembravano irrimediabili. Prima che arrivasse padre Leone era venuto Paolo, il mio Paolone, con una lettera per me: e poiché questa lettera riguardava anche lui non aveva voluto tardare a comunicarmela. È del Re del tabacco; mi dice che, accettando volentieri le mie raccomandazioni, è in grado di acco-