Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/36

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Era, certo, una pettinatura armoniosa, angelica, ed il primo a restarne incantato, in religioso silenzio, era lo stesso artefice; ma poi d’un subito egli sollevava il braccio destro, scuotendo in giù la manica della giubba, e, mostrando fra l’indice e il pollice volteggianti, una delle numerose stanghette esposte sulla mensola che sosteneva il manichino, gridava con strilli d’aquila:

– Venticinque soldi; venticinque soldi appena; all’industria della vera beltà.

Le ragazze avevano tutte i capelli corti; eppure guardavano affascinate; qualche donna anziana abboccava all’amo, comprando a prezzo ridotto la stanghetta portentosa; e i giovinastri si giovavano della scena per palpare le fanciulle.

Uno gridò:

– Io la comprerei, la molla; ma la mia fidanzata ha la testa pelata come un uovo.

– Questa signorina, invece, ha una bella chioma – dice un altro, additando il manichino; – prova però a tirargliela e vedrai che rimane anche lei pelata.

Serio e dignitoso il parrucchiere ambulante volge in là il busto del manichino, ne scioglie i capelli, ricomincia la sua opera.

Così, come Dio vuole, Pierina rientra in casa, e si scusa con la padrona offrendole una stanghetta.