Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/39

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sentì di nuovo un brivido di spavento che le destò un senso di imminente paralisi. E, durante quel momento, le parve di sentir suonare di nuovo alla porta, ma uno squillo lieve, interno, come quando ci ronzano le orecchie. Chi era? Il portiere, il signore gobbo suo inquilino, che si ficcava spesso nei fatti di lei, e che ella, superstiziosa sopportava per vaga credenza di fortuna; o la grossa signora di lui; o un altro inquilino? O lui, che tornava per nascondersi da lei? Paura, paura. Ma di che cosa? Il suono non si ripeté: tuttavia ella si alzò, furtiva, e andò ad assicurarsi che la porta era fermata col catenaccio. Eppure, quando ritornò nel salottino le parve che una persona estranea vi fosse entrata di nascosto. Era Pierina, che voleva sapere se la signora desiderava la minestra o solo il brodo.

– Ma fa quello che vuoi. Va via.

Pierina va via; ma la sua apparizione ha, per la prima volta, suscitato in Noemi l’immagine viva della morta: poiché un giorno Franco aveva detto che la moglie somigliava alla ragazza: solo era più magra e con gli occhi neri. Da questa visione materiale, anzi quasi grossolana, ecco però sorgere un barlume tremulo, come quello che il vento, passando, suscita nelle ombre dei rami sulle pareti.

È passato: qualche cosa è passato, sì, illuminando le ombre dentro l’anima sua in delirio.