Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/44

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Senza reticenze, ma anche con tono lievemente amichevole, l’uomo si presenta.

– Sono un commissario di pubblica sicurezza ed ho il compito di eseguire presso di lei una perquisizione.

Ella ripete, stendendo una mano come a dire: «Il luogo oramai è vostro».

– Si accomodino.

Ma già la voce è mutata, vibrante di sdegno represso. Alla perquisizione ella non aveva pensato e, fulmineo, fa mentalmente l’elenco delle cose che le dispiace veder violate dagli agenti. Nulla e tutto: nulla che potesse comprometterla; tutto che avrebbe in qualche modo fatto intravedere l’intimità nuda del suo corpo e della sua anima.

La faccenda tuttavia procede meno pesante di quanto ella s’immagina. Anzitutto uno degli agenti rimane nel primo vestibolo del corridoio, come a guardia della porta; mentre l’altro segue in punta di piedi il Commissario: ne sembra l’ombra; e tutti e due rassomigliano a stranieri educati che visitano un museo privato.

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Noemi li guidava: e un po’ per volta, a misura che venivano aperti i cassetti, gli armadi, le librerie, si distaccava dalla sua angoscia sde-