Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/95

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stauro, dopo che la chiesa fu RVINATA DA GOTTI. Da alcuni documenti, scampati alla rovina, risulta infatti che papa Clemente VIII concesse sussidî per il restauro, quando «per ingiurie delle guerre e di altre calamità» la pieve era completamente diroccata. Per questa riedificazione furono demoliti i ruderi, il cui materiale fu rimesso in opera: infatti, lei forse avrà notato, nei muri esistenti, pietre diverse, pezzi di marmo, pilastrini antichi utilizzati come architrave nelle finestre; segno evidente che la chiesa primitiva era di antica origine e ben decorata di marmi preziosi, fra i quali uno, dell’antico impero, rimane come piliere dell’acqua santa. La nuova chiesa fu anche decorata di pitture di qualche pregio; e con grande solennità, come risulta dalle lapidi, riconsacrata verso il 1500. Ma un secolo dopo fu, in qualche modo, nuovamente devastata, con trasformazioni barbare, intonachi, chiusura e apertura di finestre: l’antico campanile fu abbattuto, per lasciar posto a quello che attualmente si vede. Poi, secolo per secolo, la chiesa deperì e adesso è di nuovo in miserabile stato. Don Achille, il parroco, fa quello che può, ma ripeto, è povero in canna, come egualmente è tribolatissimo il Convento lassù sopra il borgo, che un tempo dipendeva dalla chiesa: nessuno concede, nonché sussidî, neppure elemosine, anche perché il paese stesso