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teva la nonna con accento di scusa; — anche oggi, sebbene Pasqua, è dovuto scendere all’oliveto perchè qualcuno ha portato la notizia che dei buoi pascolano di frodo laggiù e rovinano gli olivi. Ma fra poco sarà qui. E padre tuo come sta?
— Oh, lui sta bene! — esclamò Stefano: e cominciò a parlare del padre con un’ammirazione che a momenti aveva però una lieve tinta di canzonatura bonaria. Il tono della sua voce era basso, eguale, ma caldo e armonioso. — Trova sempre da fare, anche lui. S’alza all’alba e va a messa, poi guarda i suoi cavalli, la sua giumenta, il suo puledrino appena nato. Adesso ha anche due martore, in casa; anzi, invita Gavino a visitarle. Riceve poi tutti i giorni, quando è in paese, persone che vengono a domandargli consigli o farsi aggiustare qualche dissidio fra loro. Sembra l’avvocato in casa nostra. Se sono presente io, certuni desiderano anzi che mi ritiri. È vero che egli li riceve nel cortile, sotto il fico, se non piove; fa come i Giudici sardi antichi, che ricevevano i sudditi e pronunciavano lì per lì sentenze e condanne senza bisogno di carta bollata.
— Uomo d’altri tempi è, Predu Mura, — disse la nonna con ammirazione. —