Pagina:Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu/127

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Poco dopo Juanniccu attraversò le stanze, col suo modo furtivo, col passo molle delle sue scarpe logore: e aveva ancora come nei giorni d’inverno il risvolto della giacca tirato su, sul collo rientrante fra le spalle. Quel passo, quell’odore di abbandono e di miseria ch’egli spandeva intorno a sè, umiliarono e turbarono più del solito la madre.

— Siedi, — ella disse scuotendo la testa sul guanciale per liberare l’orecchio dalla cuffia. — Saputo lo hai che oggi Stefene è venuto per la sua prima visita? Siedi.

Egli sedette, con le mani in tasca, tutto abbandonato su di sè.

— Saputo l’ho.

— Ebbene, non ti pare sia tempo che tu pensi a fare una vita più cristiana? Almeno adesso, per il decoro della famiglia? Oggi, giorno di vera Pasqua per noi, dove sei stato tu?

— Qua e là, — egli disse con un cenno vago della testa.

— Quando si mangiava l’agnello mandato in dono da Predu Mura, questo mezzogiorno, io pensavo a te. Pensavo: tutti hanno la loro passione, poichè anche Cristo l’ha avuta, ma per tutti viene un giorno di Pasqua. Solo per te non viene.

Non ti sei neppure cambiato, oggi. Il ve-