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la maltrattò e la derise fino a farle perdere la ragione. Pazza diventò. I dottori le esaminarono la testa, e dissero che la tintura conteneva un veleno. Questo veleno, dunque, sfrega e sfrega, le era penetrato nella cute e l’aveva fatta impazzire. Buono per lei se fosse rimasta nella sua strada. Vedi, anche il sole, che è il sole, s’alza, arriva in mezzo al cielo, cade e tramonta; così deve essere la vita nostra, perchè così ha stabilito Dio.
La nuora taceva. Quest’inerzia irritava la vecchia più che un’aperta ribellione. Quando aveva parlato della tintura aveva veduto la donna portarsi una mano ai capelli come per sentirseli ancora neri; no, la nuora non parlava con la bocca, ma i suoi occhi, il suo viso, le sue mani parlavano.
— È giovane ancora, lei, — pensava la suocera. — Non ha bisogno di tinture, ha bisogno ancora di amore. Ma Stefano non lo puoi prendere, no, Nina mia, perchè è destinato ad Annarosa; lo sapevi che era destinato a lei; perchè lo hai guardato? Adesso bisogna che ti rassegni, per il bene della famiglia. Per il bene della famiglia ti parlo, Nina mia: e tu mi ascolti e mi intendi, appunto perchè non sei come la donna che andò dalla fattucchiera.