Pagina:Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu/170

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tanava davanti a sè, senza guardarli, i petali della rosa sfogliata.

D’un tratto mise giù il libro sull’erba e piano piano, come involontariamente, si stese tutta, col cuore contro la terra: e chiuse gli occhi, e pensò al mistero che l’aspettava. Le pareva che Stefano fosse lì, steso al suo fianco, e il calore del sole che la copriva tutta fosse la carezza di lui. Ma si ribellò: no, non voleva. Egli però insisteva: la guardava negli occhi e intrecciava le sue dita molli e calde a quelle di lei, come faceva in tutti quei giorni quando la nonna li mandava a star soli nell’orto.... La nonna conosceva la vita. Davanti agli altri Stefano pareva distratto, lontano, e Annarosa pensava a Gioele; ma appena si trovavano soli egli si volgeva a lei, la stringeva con violenza, le affondava il viso sul collo come volesse sprofondarsi tutto in lei, le dava dei baci che la portavano via in un turbine facendole dimenticare ogni cosa passata.

Un giorno l’aveva a tradimento sollevata tra le braccia come una bambina e portata su di corsa per il sentiero dell’orto, minacciandola, se gridava, di metterla sopra il pesco e di lasciarvela. Poi si era piegato, con lei fra le braccia, sull’erba del ciglione, costringendola a rima-