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beata morta, avrebbe detto: più presto è, meglio è. Ma il Signore le ha aperto la sua porta e siamo qui soli senza di lei. Ebbene, io dico di lasciar passare almeno mezzo anno di lutto, e poi far sposare questi ragazzi.
— Va bene, — disse la nonna, — se tu sei contento, Predu mio, contenti anche noi.
— Ma dove sono gli uomini? — domandò egli con un po’ d’impazienza. — Non sono mai a casa! Agostino dov’è?
Qui non vedo che questa cavalletta, — aggiunse accennando a Gavino. — Apri quell’uscio, cavalletta.
Gavino aprì l’uscio; e il fumo odoroso di salse e di zucchero bruciato penetrò nella stanza. Allora zio Predu vide, attraverso la porta spalancata della cucina, sporgenti dal sedile del portichetto, i piedi di Juanniccu.
— Chiama tuo zio, cavalletta: digli che venga subito qui! Gavino obbedì; e zio Juanniccu entrò. Sbarbato, pulito, sembrava un altro. Sedette al posto che Annarosa subito gli cedette, e parve ascoltare con grande attenzione una storia che zio Predu raccontava.
E si rivolgeva proprio a lui, zio Predu,