Pagina:Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu/248

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di oscuro come il brontolare lontano del tuono era nelle sue parole sommesse e cupe.

— A letto, mi volete condurre? E in due, anche, volete sollevarmi, come la brocca colma. Notte di vegliare, è questa, non di dormire. Il fuoco cova intorno, ma non mi coglierà nel sonno: dormite voi, voi che dormite anche se la stoppia del vostro letto brucia. Io aspetto mio figlio; idiota è ma non traditore. Vivo o morto l’aspetto.

— E impazzita, — pensò Annarosa, e lei stessa si sentì presa da un senso di delirio. Corse fuori nel cortile e ne fece il giro come cercando un varco dove fuggire. Le parole della nonna la perseguitavano: «sei fuori della legge di Dio e dubiti della tua stessa madre». Infine s’appoggiò al pozzo e ricordò le sere innocenti quando Gioele suonava la chitarra ai suoi piedi e le stelle accompagnavano col loro fiorire di luce il puro germogliare del suo primo amore.

Ed ella aveva riso, del suo amore, lo aveva ucciso come da bambina uccideva le farfalle del suo orto. Dio la castigava per questo. L’apparizione stessa del nonno di Gioele le sembrava fatale.

Le tornavano in mente anche le parole