Pagina:Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu/268

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— Ah, ecco perchè eri nascosta qui!

Perchè lo aspettavi.

— Ti giuro no, ti giuro no! — ella gridò, rimettendo in fretta il vassoio. — Egli torna d’improvviso. Scappa, tu, scappa.

Corsero al portoncino, e mentre il ragazzo, sebbene non sapesse perchè, scivolava lungo il muro e spariva, ella si fece da parte per lasciar passare il contadino, turbata per l’improvviso ritorno e per l’aria preoccupata di lui. Egli entrò senza badare a lei: fece passare nel cortile prima l’uno, poi l’altro de’ suoi buoi gravi e neri; li legò ai piuoli del muro e dopo averli spinti uno verso l’altro si lasciò cader seduto, un poco affranto, sulla pietra davanti alla porta della cucina. Mikedda chiuse il portoncino e gli si accovacciò ai piedi per terra col suo atteggiamento da schiava.

— Malato siete?

Egli teneva le mani rugose come artigli aperte sulle ginocchia; il suo viso dorato dalla barbetta rossiccia era indurito da un pensiero penoso, gli occhi, perduto il solito sguardo vivace, erano vaghi e spenti come quelli di un uccello malato.

— Malato sono, — affermò, — e d’una malattia che fa morire.

. Allora Mikedda balzò in ginocchio met-