Pagina:Deledda - La casa del poeta, 1930.djvu/198

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L’amico insisteva, versandosi da bere nel boccale di smalto giallo:

— Va là, scempia, dàgli da mangiare: non vedi che ha fame? Subito qui, Leo.

Al comando, la donna buttò un osso per terra: il cane lo annusò, ma non lo prese.

— Daglielo con la mano.

Ella obbedì: la bestia addentò l’osso, poi lo lasciò ricadere per terra.

— Eppure ha fame. Prendi, stupido.

Adesso, sì, il cane prende con slancio ed avida gioia tutto quello che l’uomo gli butta a volo.

— Vedi? Vedi? Da te, cretina, non prenderà mai niente, perchè sei una ipocrita, falsa e maligna. Va via di qui — romba la voce di fagotto.

*

Ed ella si ritrasse smarrita, ricordando che infatti aveva stabilito di avvelenare il cane; ma non ebbe neppure la forza di ritirarsi ancora nella cameretta delle madonnine. Sentiva che una sola parola e un solo atto di dispetto avrebbero esasperato l’uomo fino alla violenza: si piegò quindi nell’angolo del camino, cercando di nascondersi: poichè le pareva che anche le cose intorno la respingessero e la ripudiassero. Il quadro dominante schiacciava la sua piccola figura, torbida fra la zona rossa del fuoco e il chia-