Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 210 — |
mi ha dato il tracollo. Rimorsi, scrupoli, superstizioni: sarà così, ma io, per stordirmi, ho cominciato anche a bere.
Qui lo specialista fece un gesto significativo, come per fermare il disgraziato nella china delle rivelazioni: don Felis però s’era già fermato, sollevando anzi la testa pennuta e scuotendola come l’aquila che si sveglia: poichè il resto dei suoi peccati riguardava lui solo.
*
Cominciò la cura costosa e dolorosa: iniezioni alla tempia, medicine nauseanti, regime di vita monacale che si succhiava il corpo e l’anima del paziente peggio della malattia stessa.
E questa si aggravava ogni giorno di più. Verso sera don Felis tornava al suo rustico rifugio con l’impressione di aver errato durante la giornata in un labirinto di pietre, fra nembi di polvere i cui residui gli bruciavano e pungevano gli occhi: tornava stanco e avvilito, con un sinistro proposito di morte nel cuore: ma arrivato alla casa di Lisendra provava un senso di refrigerio. Col cadere del sole le ombre dei suoi occhi si diradavano, ed egli rivedeva ancora le linee della realtà.
Era un’umile realtà, che però lo richiamava, così accanto alla città rombante come una grande