Pagina:Deledda - La casa del poeta, 1930.djvu/289

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lavoro: ma da lontano egli ha incontrato gli occhi di chi aspetta la vera fortuna, ed ha sentito di darla, questa fortuna, e ne ha preso la sua parte anche lui.

*

Perchè io ti amo, piccolo gobbo della mia strada, e tu senti questa potenza superiore alla tua, e, pur senza renderti conto del perchè, ardi tutto di luce e d’immensità come le finestre dei campanili al tramonto.

Alla superficie, tu credi, come alla superficie credo anch’io, che noi due ci si possa scambiare una fortuna materiale: l’anno venturo io sarò ricca, e tu speri di partecipare a questa ricchezza: verrai nell’atrio della mia villa sul mare, e invece di dieci soldi per la goccia di stagno nel buco dell’inspiratrice caffettiera, avrai buoni cibi e vestiti, e limpide sonanti monete d’argento.

È questo che tu pensi; lo so; sì, ma alla superficie. In fondo, bene in fondo, entrambi pensiamo alla casa del sole, donde tu vieni, alla casa del mare, donde tu vai: sembrano tanto lontane, eppure ci siamo già dentro, piccolo gobbo, e la nostra mano ha già afferrato la vera fortuna: quella dell’uomo che ama il suo simile.