Pagina:Deledda - La chiesa della solitudine, 1936.djvu/136

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stringendo le labbra color prugna per rendere più calme e nello stesso tempo più acute e pungenti le sue parole, — mio marito, grazie a Dio, è sano e florido come un pontefice. Poco si muove, sebbene le sue gambe siano buone; ma tutti vengono a trovarlo, a fargli compagnia: il parroco, il dottore, il segretario, il podestà: e i poveri anche, per tastargli il taschino; e lui se ne sta in mezzo a tutti come Salomone. Poco parla e molto ascolta, ed è saggio; non offende, non si fa offendere da nessuno. Nel tempo buono se ne va sotto il portico della nostra casa, un vero portico, sapete, non una rustica tettoia, con le colonne vere, tagliate nel granito; e lì c’è l’aria fina che viene dai monti e la vista grande che apre il cuore solo a vederla. E là se ne sta proprio come Salomone, a fumare la pipa, e molti vengono anche da lontano per domandargli consiglio e sottomettere al suo retto giudizio le loro questioni.

Avrebbe voluto aggiungere che no, non era davvero stolto come quel bestione imprudente e vanitoso che come gli scimmioni si conduceva appresso i nipoti per far divertire la gente; ma ricordando appunto certe osservazioni del marito a proposito della lingua sfrenata di lei, non aggiunse parola.

— E anche la vostra casa è come quella di