Pagina:Deledda - La chiesa della solitudine, 1936.djvu/135

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anche perché le due donne si erano completamente rivolte l’una all’altra e parlavano fra di loro come se egli non ci fosse.

Giustina s’informava della salute del marito dell’altra e delle novità lassù del paese, ascoltando con reverenza le risposte un po’ vanitose con le quali Maria Giuseppa esagerava le miserie del suo luogo natio per meglio far risaltare il benessere suo e della sua casa: tanto che Concezione cominciò a irritarsene e a sua volta si mise a parlare coi Giordano.

Intanto la bisaccia rimaneva fuori; non doveva contenere roba da mangiare, perché il gatto, dopo averla fiutata ben bene, raspandone i fiori e gli uccelli di lana ricamativi sopra, se ne andò nel folto delle fave.

Faceva già caldo e la natura era in pieno fiorire. Il musco nuovo, come un velluto verde sul quale si posavano le perle della rugiada, copriva le rocce e gli angoli di terra in ombra: l’odore vivo della mentuccia insaporiva l’aria; e il suono delle campane che arrivava dalle chiese della cittadina, con oscillazioni musicali come di danza, accresceva gioia e festa alle cose innocenti, mentre nella cuci na delle donne, gli animi in apparenza amici, o almeno senza ragioni di ostilità, si rodevano per le loro vane bramosie.

— Sì, — ripete comare Maria Giuseppa,