Pagina:Deledda - La chiesa della solitudine, 1936.djvu/118

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rosso come su una melagrana che comincia a maturare, sul ventre piatto quasi rientrante, sotto le ascelle pulite come quelle di una bambina. Infine, trattandosi delle spalle, il panno vi fu buttato a tracolla; e su e giù, e su e giù, dall’omero all’ascella opposta, l’abluzione fu completa: e l’asciugatoio non fu risparmiato, tanto che lasciò qualche striscia rossa sul bel dorso e i fianchi rabbrividenti. Brividi piacevoli, ai quali seguiva un senso di caldo; tanto caldo che ella avrebbe voluto restare nuda, coi capelli sciolti umidi come di rugiada. Le pareva di essere tornata fanciulla, quando correva all’appuntamento dietro i ciglioni bianchi di margheritine; e le parole e i consigli di Serafino, nonostante il seno mutilato e il ricordo degli ammonimenti del dottore dell’ospedale, le davano un calore di gioia. Vivere; voleva vivere; amare, dimenticare le sue pene e i suoi scrupoli. Gli occhi di Aroldo le sorridevano nell’azzurro della piccola finestra; e il pensiero di richiamarlo non le sembrava più tanto innaturale.

A incoraggiarla in questo proposito, arrivò, più tardi, un compagno di lavoro del giovine, che già Concezione conosceva perché aveva pure a lui confezionato un po’ di biancheria. Era un ometto anziano, ma col viso che sembrava quello di un ragazzino: aveva già be-