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Concezione aveva il suo orgoglio; e non voleva andare proprio lei in cerca di Aroldo, adesso che appunto c’era di mezzo la triste avventura: ma attese che egli ritornasse di sua volontà. Sarebbe stata, questa, anche una prova che egli non era cambiato.

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Adesso i lavori della strada s’erano avvicinati all’ultima salita delle valli verso il paese. Si scavava il fianco del monte, e il rimbombo delle mine arrivava fino alla casetta delle donne: negli intervalli di silenzio già singhiozzava il canto del cuculo e pareva si lamentasse per essere disturbato nella sua solitudine. Anche Concezione si lamentava, fra di sé, inquieta e incerta. Altre volte il canto del cuculo aveva accompagnato la sua solitudine rassegnata, i ricordi del passato, la speranza di una vita sempre così, eguale ma tranquilla. Aroldo non tornava; e il pensiero che egli andava da quella donna a bere, come nell’osteria, il veleno dell’oblio, le pungeva il cuore.

Seduta a cucire sulla panchina di pietra, ella ascoltava l’eco delle mine, il canto del cuculo, e trasaliva ad ogni fruscio di passi dietro la siepe. Non sapeva però quello che ve-