Pagina:Deledda - La chiesa della solitudine, 1936.djvu/149

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lata, e offrirgliela con gentilezza signorile. Egli non cessava di fissarla: i suoi occhi lattiginosi si accesero di quella scintilla di conforto ch’ella ben gli conosceva, e anche lei si confortò.

— Ti trovo un po’ sciupata, Concezione, — egli disse poi, — ma è la primavera. La primavera è fatale alle donne. Come la terra, esse hanno bisogno, in questa stagione, di fiorire, godere, essere feconde. L’amore è il miglior polline per loro. Tutto va bene quando c’è l’amore: null’altro conta, nella vita, poiché la vita stessa è l’essenza, il principio e la fine dell’amore. Se tu, mia cara amica, ti fossi sposata dieci anni fa, a quest’ora avresti tre o quattro bambini, qui intorno, a far compagnia ai fiori, agli uccelli, e sopra tutto al tuo cuore. Ma tu, forse, hai badato alle altre vane cose della vita, e così adesso ti sciupi, ti consumi lentamente, sei come una mandorla che si secca entro il suo guscio prima di esser venuta a maturazione.

Ella ricordava il suo primo amore, il suo involontario delitto, e in cuor suo approvava il vecchio; ma adesso che il sole rendeva nitide le cose non voleva abbandonarsi ai suoi fantasmi: quindi osservò, con un sorriso che mostrava tutti i suoi denti ancora intatti:

— Anche la mandorla secca è buona: anzi