Pagina:Deledda - La chiesa della solitudine, 1936.djvu/161

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tava una piccola baldoria, e tutti andavano a gara a far bella figura: poiché non era gente tirchia, anzi i più poveri diventavano, per l’occasione, più spendaccioni. Dalla strada nuova e da quelle vecchie, su e giù per i monti e le valli, arrivava gente a cavallo e a piedi; ospiti e pellegrini; gente, anche questa, che aveva voglia di divertirsi per commemorare il martirio del Santo.

Fu così che arrivò anche comare Maria Giuseppa, e con fastidio, se non con paura, Concezione vide, rimorchiato dalla fiera donna, un giovine a cavallo, vestito bene, con un costume quasi sportivo: giacca con cinta, pantaloni messi dentro le ghette di panno grigio, berretto nuovo, pure grigio, a visiera, che ombreggiava un viso sanguigno, glabro, dai lineamenti di statua greca: anche la bocca era bella, sporgente, sensuale, gonfia di sangue: ma gli occhi, fermi sotto le sopracciglia nere, una più alta e più folta dell’altra, erano cupi, rotondi, di un marrone torbido, con la sclerotica venata di rosso: sembravano quelli di un cane che sta per arrabbiarsi.

Anche Giustina, andata al cancello, sentì con un certo sollievo che gli ospiti non si sarebbero fermali da loro: andavano da un altro conoscente, in paese, e sarebbero tornati in visita nel pomeriggio. Concezione si