Pagina:Deledda - La chiesa della solitudine, 1936.djvu/183

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sa intorno alla testa e al mento il fazzoletto di lana, per la commedia del mal di denti, un fulmine attraversò l’aria come una cometa, con una grande coda di fuoco; e non subito ma quasi dopo averci pensato bene, un tuono formidabile fece tremare la chiesa e le pietre intorno. Giustina corse a rifugiarsi ai piedi della Madonnina, seguita dal gatto impaurito. Concezione invece, d’un tratto come alleggerita da un peso, corse fuori a raccogliere sul viso e sulle mani aperte, i primi goccioloni di pioggia. Oh, così, quei due non sarebbero più venuti: piovi, piovi, buon Dio; San Cirillo glorioso, sferra ancora saette e tuoni, allaga la strada, manda in giro gli arcangeli del paradiso a far stare a posto i diavoli della terra. E infatti venne giù un acquazzone odoroso di terra, di stoppie, di pietre, seguito da un’acquerugiola sorniona che non finiva mai. Fu per Concezione la vera festa; poiché quei due non si fecero vedere. Venne solo il chierico sbilenco, con un ombrello sgangherato che pareva un uccellaccio con le ali ferite; disse che Serafino, se le donne ne avevano piacere, sarebbe venuto il giorno dopo a celebrare la messa; annunziò che i fuochi d’artificio erano rimandati alla sera dopo e che la pioggia impediva la gara dell’albero di cuccagna e le corse dei barberi: tutte notizie che per lui e