Pagina:Deledda - La chiesa della solitudine, 1936.djvu/185

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vitati a restare, dovevano ritornare in paese, li aspettò nella strada, camminando lentamente, col breviario aperto fra le mani, dopo aver mandato avanti il chierico malizioso.

Sentì il loro scalpitare dietro le sue orme, ed ebbe anche l’impressione che lo scemo avesse qualche cosa di bestiale, fra di satiro e di centauro. Bisognava salvare Concezione.

Il centauro andò avanti: non sembrava contento, stringeva i pugni e continuava a mostrare i denti con una smorfia simile appunto a quella dei cavalli indomiti quando rodono il freno: la donna invece si fermò a fianco del pretino e guardò curiosa nel libro nero col taglio rosso che egli aveva chiuso, tenendoci però un dito dentro per segnare la pagina interrotta. Curiosa ed anche un po’ turbata: poiché le antiche superstizioni del suo paese dicevano che i sacerdoti, per mezzo dei libri sacri, potevano fare scongiuri, lanciare scomuniche, maledizioni, malanni; guarire gli infermi, esorcizzare gl’indemoniati, incantare le bestie, allontanare le tentazioni; infine possedevano, volendolo, una potenza divina e infernale nello stesso tempo. E quel pretino, che pareva da gioco, fatto di cera, colorito un po’ sulle guancie e sui capelli appunto come le bambole di cera, e che sembrava, in proporzione a Costante lo sce-