Pagina:Deledda - La chiesa della solitudine, 1936.djvu/242

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Il dottore piegò la testa, appoggiò il mento al pomo del bastoncino.

— Senti, — disse, — io vado adesso a fare una piccola passeggiata: intanto ritornerà tua madre; poi verrò a prenderti e andremo assieme da Serafino.

— Non posso, fino a stanotte: aspetto prima una persona.

Così tutti erano d’accordo perché la «storia» finisse nel miglior modo possibile. E quando ripassò il brigadiere ella disse che era pronta a tutto, senza nascondergli che anche il povero Serafino desiderava vederla e darle qualche consiglio.

Egli parve contrariato, anzi un po’ geloso; ma si trattava di un moribondo, e diede il permesso di andarlo a visitare.

— Però lei deve promettermi, signorina, che non farà nulla, senza prima consultarmi. Troverò io il modo di farle avere un colloquio col signor Aroldi, e provvederò io alle spese per la partenza di lui: domani mattina sarò di nuovo qui.

Ella promise; e quando tornò il dottore si avvolse bene nello scialle e si allacciò forte le scarpe, quasi si trattasse di un lungo viaggio.

Era una notte tiepida e chiara; la luna piena sorgeva dai monti, grande e limpida e come nuova: al suo chiarore i boschi rilucevano