Pagina:Deledda - La chiesa della solitudine, 1936.djvu/259

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ne notò che doveva essere venuto qualcuno, durante la sua assenza, ma non s’inquietò.

— Dev’essere quella matta di comare Maria Giuseppa. Essa viaggia anche di notte, come le streghe.

— O come le fate, — disse il flebotomo. — Chissà quanta roba buona ha portato. Dì un po’ Concezione, non mi inviteresti a cena, per caso?

— Si figuri! Ma lei non avrà paura a tornarsene solo?

— Sono da meno di una donna io? Eppoi l’arma ce l’ho anch’io: ho la lancetta per cavar sangue, e se l’altro giorno un ciabattino ha potuto uccidere un ladro con la lesina, posso anch’io difendermi dai miei nemici. Ma lasciamo adesso le storie tristi: che buon odore esce dalla tua cucina!

Piegata sul focolare, la vecchia infatti arrostiva allo spiedo una salsiccia grassa e odorosa: altre salsiccie fresche, stavano sulla tavola, e circondata da quei rosei e bruni serpenti innocui, si ergeva una Madonnina di gesso, di quelle che vendono i merciai ambulanti. Sì, si capiva benissimo che c’era stata comare Maria Giuseppa Alivia.

— Non è scesa neppure di cavallo, porgendomi solo un involto coi salumi e questa sta-