Pagina:Deledda - La chiesa della solitudine, 1936.djvu/9

Da Wikisource.

— 3 —

va alcunché di fondo marino, per i meandri della valle e le impronte ondulate del terreno, come se il mare in antiche epoche arrivasse fino alle falde dei monti e all’altura dove sorgeva il paese. E i monti stessi, sopra la casa di Concezione, avevano un aspetto arido, scaglioso, con le coste frastagliate, corrose, come un tempo battute dalle onde. Solo più in alto nereggiavano i boschi secolari di querce.

Insolita era anche l’abitazione davanti alla quale ella si fermò, nella biforcazione dove la strada proseguiva, da una parte inerpicandosi sulla china del monte, e dall’altra scendendo nella valle a sinistra. Era una chiesetta, con la facciata che appunto guardava verso questa valle; circondata davanti e a un lato da uno spiazzo rinforzato da un muricciuolo assiepato che chiudeva una specie di orto, con alberi da frutta; un cancelletto di legno vi si apriva, e un piccolo sentiero conduceva alla parte orientale della chiesetta, adibita ad abitazione.

Solo due finestruole munite d’inferriata si aprivano sul muro della vecchia costruzione, dove la strada svoltava sotto lo spiazzo: il tetto di tegole nere, incrostate di musco e di erbe parassite, copriva egualmente la chiesetta e l’abitazione; e due segni, due simboli,