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Pagina:Deledda - La fuga in Egitto, 1926.djvu/207

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la buccia ne veniva via sottile tutta di un pezzo attortigliata come un nastro giallo e bruno.

— Ornella, ho fatto un sogno buffo, stanotte: mi pareva che un usciere fosse venuto qui per notificarmi la fine della custodia. Il dibattimento dei parricidi era finito, e l’autorità confiscava i loro beni per le spese di giustizia. Ma il curioso è questo: la carta della notifica proveniva dal mio paese; ed era della persona alla quale ho venduto la mia casa. E mi si imponeva di ricomprare la casa, pena la confisca.

Ornella non era abituata a queste confidenze di lui; e non capiva che spesso si raccontano dei pretesi sogni per aver modo di rivelare i propri desideri; tuttavia ci si interessava, e osservò seria, come si trattasse di cosa reale:

— E che gliene importava a lei, della confisca?

— È questo: non me ne doveva importare, eppure ci provavo un’angoscia profonda. E l’usciere s’era ficcato qui e non intendeva di andarsene se prima non pronunziavo una decisione. Era un uomo alto, con la barba, e mentre faceva il personaggio dell’usciere, come succede nei sogni, era uno dei parricidi, quello latitante: sedette lì, dietro la porta, e non si mosse più. Io guardavo la carta, e pensavo al modo di risolvere la faccenda: pensavo: Marga potrà aiutarmi....