Pagina:Deledda - La giustizia, Milano, Treves, 1929.djvu/240

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za, la più fida e devota domestica che si possa immaginare: per dare alla padrona una prova della sua fedeltà cominciò col raccontarle tutte le mancanze di Serafina e ripetè le imprecazioni e le minaccie proferite dalla ragazza nell’andarsene. Fra le altre fece a Maria un po’ d’effetto la misteriosa minaccia del segreto che, se rivelato, poteva mandar Stefano in perdizione; ma, sempre con prudente intenzione di attutire lo scandalo, non indagò e tacque.

Per tre giorni don Piane pianse, imprecò sotto voce, non volle sedere a tavola, e caricò Stefano e Maria d’improperi e maledizioni.

— Stia zitto, stia zitto! — gli diceva Ortensia, mettendosi una mano in bocca.

— Ora ci mancavi tu sola a impormiti, figlia di uno scarafaggio! — gli gridò don Piane il terzo giorno, minacciandola col bastone. — A buon punto sono ridotto! A questo punto è ridotto Cipriano Arca! Ma ve lo farò vedere io chi sono; ve lo farò vedere a tutti, animali che altro non siete!

E non piccolo fu lo spavento di Maria e della domestica quando verso sera invano per la casa e per l’orto cercarono il vecchietto. Dove e come egli era sparito? Maria ebbe il dubbio doloroso ch’egli si fosse buttato nel pozzo o nella vasca, poi che fosse scappato da Serafina, e s’angosciava e mandava Ortensia