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la via del male 247


Ella richiuse gli occhi, mentre grosse lagrime ardenti le solcavano il viso e le bagnavano le labbra tremanti.

«Sta tranquilla e dormi». Che ironia!

Sì, Francesco doveva esser morto: forse era soltanto ferito, forse chiedeva aiuto. Ed ella era là, immobile, coi denti stretti e le unghie ficcate nelle palme delle mani pulsanti... Perchè non si muoveva? Perchè non gridava?... Ah, le pareva che il rimorso la paralizzasse tutta.

— Francesco è morto, e la colpa è mia... — pensava.

Riaprì gli occhi lagrimosi.

— Zio Andria, non si vede nessuno? Bisogna muoverci, andiamo: io muoio se sto qui... Voglio andare in paese, avvertire mio padre...

— Ma va, sei pazza? Dove vuoi andare?... Ora verranno, vedrai. Sta tranquilla. Verranno!

Ah, se ciò fosse! Se tutto non fosse che un brutto sogno!

Ora tutto taceva; l’oriente s’imbiancava, il bosco rabbrividiva lievemente, in attesa della luna, le stelle parevano più grandi e più brillanti, e la notte seguiva il suo corso, insensibile al dolore delle creature smarrite nella terra silenziosa.

Maria piangeva e pensava:

— Che accadrà se Francesco è morto, come io temo? Io devo tacere, per il mio, per l’onore della sua memoria. Le mie labbra non devono aprirsi, e questo sarà il mio più terribile castigo. Ma che