Pagina:Deledda - La vigna sul mare, 1930.djvu/110

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Ed ella credeva di averlo trovato, di poterlo sostituire, dentro il suo pugno, a quello della sua triste esistenza di moglie sterile.


Poi rilesse la lettera dell’uomo che da quella notte doveva essere il suo amante.

Era una specie di inno nuziale, che egli le inviava; eppure quella lettura la richiamò alla realtà nuda della vita palpabile: pensò al marito, che non l’amava, ch’ella non amava, ma pensò a lui con un semplice istinto di umanità. Completamente ignaro del tradimento di lei, egli era rimasto nel roveto ardente della città, a lavorare per tutti e due: forse anche lui, in quei giorni di libertà, si divertiva a modo suo: ma era sempre l’uomo ingannato e derubato del suo, l’uomo che la sorte deride facendogli ignorare anche il suo dolore.


Un ragazzo passò in bicicletta sotto la loggia, sulla strada di sabbia spruzzata d’erba, dove i giovani pioppi col tronco ancóra fasciato di siepe, danzavano al vento lieve accompagnandosi col suono di nacchere delle loro foglie. Nell’accorgersi della signora che lo fissava, la salutò: poi sparve, rapido e dorato come un cervo, coi capelli che si scioglievano nell’azzurro un po’ fosco del mare.