Pagina:Deledda - La vigna sul mare, 1930.djvu/112

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siccare al sole. Le massaie non avevano esitato a stendere sotto il grano fresco le loro lenzuola nuove, come sotto la puerpera col suo neonato al fianco.

Qui, la donna riviveva davvero la sua mite fanciullezza. Ancora un po’ stanca del viaggio, la pesantezza della testa le dava l’impressione che i capelli le fossero ricresciuti, come li aveva allora quando percorreva quella stessa strada pallida e molle di erba secca, solcata in mezzo come un dorso d’uomo: le siepi brune e smerlate che parevano muri vecchi, i pioppi smilzi e selvaggi, i comignoli delle case campestri, conservavano, coi brandelli delle nuvole di topazio, i ricordi del suo passato; e l’aria aveva l’odore del suo alito di vergine.

Quindi arrivò un po’ trasognata al buco polveroso dove nella cornice dello sportello scuro, due occhi olivastri di vecchia ragazza la guardavano dal vuoto di un’anima povera e maligna: e prima di consegnare la lettera domandò se c’erano ferme in posta per lei.

La ragazza guardò: si rivolse, soddisfatta sotto la sua aria di noia.

— Nulla.

Allora, non un’ombra, ma il fantasma di un’ombra, simile a quelli delle nuvole dentro l’acqua, impedì alla donna di impostare la sua lettera.