Pagina:Deledda - La vigna sul mare, 1930.djvu/192

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dell’aria; era un muro che crollava. Gridi di gente che chiamavano soccorso attraversarono come uccelli spauriti il caos della bufera.

— Questa notte si muore, — disse lei a sé stessa: e andò ancora accanto ai vetri, quasi volesse uscire e portare aiuto; ma adesso la pioggia batteva anche alla portafinestra, filtrava attraverso la persiana, e al fuoco dei lampi pareva sangue: di là si vedeva un prato luccicare d’acque, come se il mare fosse davvero arrivato fino al giardino.

— Dio, aiutaci, Dio, perdona...

Non aveva più la forza neppure di muoversi: ricordava di aver sentito dire che durante i terremoti, per salvarsi bisogna mettersi sotto l’arco della finestra; un vago istinto la fermava quindi in quel cantuccio. Ad ogni modo faceva il suo esame di coscienza, e molte cose dapprima oscure le apparivano sotto una luce violenta, come scoperte d’un tratto dal chiarore quasi divino dei fulmini incessanti.

Aveva peccato anche lei. Era stata sempre egoista: aveva amato gli altri solo quando il suo amore le faceva comodo e piacere. E aveva creduto di poter pagare con danaro l’amore che gli altri le offrivano. Scoperto il gioco, amici e parenti avevano tentato di profittarne. E la cosa le era parsa mostruosa mentre era naturale.

— Ma tu, Brunetto, tu no... tu no...

Appoggiò la fronte ai vetri e rivide il suo