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e non sorrise, no, anzi si fece più austero quando ella disse:
— Voglio scrivere un romanzo: il romanzo della mia vita. Dicono che è un grande conforto. E lo pubblicherò: non a spese mie, sa, no. Se non trovo l’editore vuol dire che l’opera non è riuscita. Ed io voglio riuscire: fare un’opera d’arte. Non andrò io, certo, dall’editore; egli non dovrà sapere nulla di me. Lei invece forse crede...
Egli non la lasciò proseguire:
— Mi dia la mano, principessa — . E gliela baciò con la sua bocca ancora calda e viva, quella mano che odorava come una rosa, che non sapeva le carezze d’amore e che tuttavia poteva creare qualche cosa di più vivo di un figlio.
*
Ed ella si rifugiò e si affondò con tutta l’anima e tutti i sensi inquieti nella sua opera: e le sembrava di scrivere quella lettera d’amore che non era riuscita a incominciare. Lettera per uno e per tutti, che parla di chi scrive e di chi legge, e non domanda nulla, ma vuole tutto; e si sfoga, e si vendica del dolore sofferto, dell’amore non avuto, ma che potrà venire, che anzi è già nell’anima della pagina creata; e supera le ingiustizie della vita, e inghirlanda coi fiori della speranza, della gioia, dell’immortalità.