Pagina:Deledda - La vigna sul mare, 1930.djvu/83

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essergli costata un occhio: e capiva il perché del fallimento della miniera, e le grandissime difficoltà di sfruttarla per mancanza di mezzi di trasporto. Tuttavia molto non c’era ancóra da tentare; e maggiormente si confortò nel vedere che il villaggio era subito lì, alla svolta della strada, e che d’improvviso la natura del monte cambiava aspetto: il versante si allargava, con declivi terrosi coperti di verde, scendendo verso una valle in fondo alla quale un fiume correva dritto ed eguale come una strada lastricata d’argento.

Il paesetto, gli uomini antichi rifugiatisi lassù forse al tempo delle incursioni barbaresche, lo avevano costruito in una conca, al riparo dei venti: era tutto di casette basse, di pietra nera, addossate le une alle altre, con porticine e finestre simili a feritoie: pareva un paese in gestazione, ancóra informe e aggomitolato nel grembo rude della montagna: la chiesetta, davanti, bianca, anzi imbiancata di fresco, col suo campanile magro ma ardito, tentava di nasconderlo, di difenderlo; e, a sua volta, per ammansare il viaggiatore arcigno che si azzardava ad arrivare lassù, lo accoglieva con un bel praticello di lupinella, steso come un tappeto sotto la scalinata della porta chiusa, e con la sorpresa di un grande albero di cui ogni foglia si cullava per conto suo fra la gioia del sole e dell’azzurro.

— Bello, — disse l’ingegnere a voce alta; e