Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/102

Da Wikisource.

— 94 —

VII.


Sebbene fosse quasi notte, Vittoria si ostinava a cucire seduta sullo scalino della porta: ma ogni tanto si alzava guardando lontano, presa da una smania che nulla valeva a calmare. L’assenza e il silenzio di Andrea la turbavano più che s’egli si fosse presentato pieno di furore e di disperazione.

Ecco però la gobba tornare dal fiume con un cestino di panni sul capo.

— Ho veduto Mikali al di là del torrente — disse ancora tutta eccitata per l’incontro. — Era su un puledro nero come il demonio; sembrava San Giorgio sul dragone. Ebbene, — aggiunse a bassa voce, — mi pregò di farti sapere che Andrea è tranquillo: glielo disse il dottore.

— E lui com’era, Mikali? Era allegro?

— Era allegro, sì; se non lo è lui chi dovrebbe esserlo?

Vittoria non si calmava: immobile sulla porta, con gli occhi ardenti fissi in lontananza, sperava di veder giungere Andrea, sperava e temeva di veder giungere Mikali.

E le ore passarono silenziose; e calò il velo tiepido d’una notte annuvolata. Ella andò a sedersi sulla muriccia dietro i giaggioli, guardando verso il mare la striscia d’oro che annunziava il sorgere della luna: al di qua tutto era nero, tanto che il sovero accanto alla casa