Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/104

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i rami della quercia; eppure si curva lieve su lei che gli si slancia sottile al collo e gli si abbandona sul petto, con gli occhi chiusi, sospesa fra cielo e terra, tremante su lui come il fiore sull’albero al vento di primavera.

La luna sorge e il suo chiarore attraverso la siepe stringe i due amanti in una rete d’oro.

*

Ma dopo il bacio Mikali disse:

— No, Andrea non è tranquillo come io credevo. Mia madre mi ha raccontato che ieri notte la chiamò e parlò di noi. Sapeva già tutto.

— Sapeva tutto? Ma da chi, Mikali?

Mikali chinò la testa, e parve appoggiarsi stanco a lei: e lei aveva ben posato i piedi per terra e s’era destata dal suo sogno.

— Io non lo so, Vittoria, da chi egli ha saputo. Ti giuro che non lo so. Ma ascoltami: oggi ho voluto saper bene le cose e, non sgridarmi, ho cercato Ignazia, la serva dello stazzo.

— Ah, Mikali! Tu avevi giurato che non la cercavi più. Ah, Mikali, tu mi uccidi!

— Ma che ti viene in mente, Vittoria? Io non parlo più con nessuna donna, te lo giuro sulla mia coscienza, te lo giuro su Gesù morto. Venisse la Regina di Spagna io non la guarderei in viso: come si fa, dopo aver baciato la tua bocca? E del resto, Vittoria, un uomo come me può forse guardare una serva nera e stupida? Era lei che mi aspettava dietro il ciglione,