Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/107

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Era vellutato ed aspro assieme, come il frutto del pesco, e i capelli di lui le ricordavano, a toccarli, il fieno, e le labbra di lui erano così molli che a baciarle le pareva di bere del latte appena munto: caldo e dolce. Lo amava per questo, perchè aveva fame di qualche cosa che solo il bacio di lui riusciva per un momento a saziare; lo amava come l’ombra dell’albero in estate e il sole d’inverno, e le sembrava che rinunziare a lui era rinunziare al pane, all’acqua, al sonno. Si può vivere senza questo? Come non bere quando si muore di sete?

Anche lui sentiva la stessa fame, la stessa sete.

— Chi mai ci potrà dividere? — le diceva respirando l’alito di lei. — Dio? Ma se è lui che ci unisce? Eppoi Andrea è buono e capisce la ragione. Non vuole forse bene a nostra madre, nonostante le accuse e l’odio di nostro padre? E con me non è stato sempre buono? Adesso capirà la ragione anche sul conto nostro e ci lascerà tranquilli. Non lo lascio tranquillo, io? Vedi, potrei far causa a nostro padre, per costringerlo a riconoscermi per suo figlio, e non lo faccio per riguardo ad Andrea, per non dargli noia... Vedi, sì, parliamo di questo... Lui, Bakis Zanche, quando io nacqui costrinse mia madre, sotto minaccia di morte, a presentarmi alla legge come figlio bastardo, come di «padre ignoto», sì, la costrinse a dichiarare che erano già separati quando io fui concepito. Invece io potrei provare che stavano ancora assieme, quando io fui concepito; e così lo co-