Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/194

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Seduta un po’ stanca sulla panchina del cortile, Vittoria parlava con la vecchia serva preoccupata perchè dai mucchi del frumento giù nella stanza terrena uscivano file di moscherini che coprivano le pareti come un velo sempre più fitto.

Bisognava farli sparire, altrimenti avrebbero guastato il grano come il tarlo guasta il legno.

— Manderemo a chiamare Nicola Farre per gli scongiuri. La luna è fuori; il tempo è quindi adatto.

E guardò la luna nuova sopra il muro del cortile, pensando che anche lei aveva dentro l’anima un verme roditore contro cui non valeva scongiuro di sorta. Ma la figurina misteriosa della zia, col cestino sul capo, apparve nel vano glauco del portone, e tosto, nell’occhio verdastro che la fissava, ella vide un raggio dolce come quello della luna nuova.

Quando c’era molto da fare, la gobbina passava le giornate nello stazzo, aiutando le donne che parlavano continuamente del padrone morto come se egli fosse ancora lì seduto sulla panca col suo libro e le sue immagini in mano. Anche Pancraziu, quella sera, stava con loro nel cortile; e si discuteva se gli scongiuri di Nicola Farre erano più validi di quelli fatti col Libro dei Vangeli.

— Il padrone, beato sia, diceva che i Vangeli